ALLO SPECCHIO. Omaggio ad Alessandro Solbiati

Musica
Data: 
15/11/2016 - 20:00
Luogo dell'evento: 
Gran Teatro La Fenice, Sale Apollinee

 

 

Concerto 10


Martedì 15 novembre 2016, ore 20.00
Gran Teatro La Fenice, Sale Apollinee

 

ALLO SPECCHIO
Omaggio ad Alessandro Solbiati

 

Ex Novo Ensemble

Daniele Ruggieri flauto
Davide Teodoro clarinetto
Carlo Lazari violino
Annamaria Pellegrino violino
Francesco Lovato viola
Carlo Teodoro violoncello
Luca Piovesan fisarmonica
Aldo Orvieto pianoforte

Alessandro Solbiati (1956)
Guernica (2015) per flauto (anche ottavino e fl. in sol), violino, viola e violoncello
Prima esecuzione italiana

Giulia Lorusso (1990)
Rumeur au cœur d'impasses (2016) per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte
Ex Novo Musica 2016, prima esecuzione assoluta.

Alban Berg (1885-1935)
Adagio (II. Satz aus dem "Kammerkonzert") (1925)trascrizione per clarinetto, violino e pianoforte di Alban Berg (1935)

Alessandro Solbiati (1956)
Dieci pezzi (1996) per fisarmonica, due violini e cello

Novus (2016) per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte

Ex Novo Musica 2016, prima esecuzione assoluta.



Allo Specchio. Perché un simile titolo, per questo concerto che l'Ex Novo mi ha gentilissimamente dedicato, suggellando un'amicizia e una stima evidentemente reciproca e vecchia di molti, molti anni? Perché ascoltare l'uno di fianco all'altro nella stessa sera tre propri pezzi, uno dei quali scritto vent'anni prima degli altri, è davvero un po' come guardarsi allo specchio e tracciare una linea che congiunge i propri luoghi immaginativi ricorrenti, le proprie trasformazioni, il proprio percorso. Ed è ancor più come guardarsi allo specchio se a fianco di questi tre brani ne vengono eseguiti altri due che riflettono in un certo senso le proprie radici, attraverso le note meravigliose dell'Adagio del Kammerkonzert di Alban Berg, e uno degli infiniti futuri possibili, attraverso le note nuove composte per l'occasione da una giovane allieva. Partiamo proprio da questi due brani: la musica di Berg, questo Adagio come molti altri suoi brani, coniuga due aspetti che ho sempre sentito profondamente miei, e cioè la tendenza evidente a un lirismo che si vorrebbe considerare "fuori moda", coniugata ad una complessità segreta, misteriosa, fatta di simmetrie e di strutture formali simboliche, di relazioni e di trasformazioni cui ho sempre anelato, forse come antidoto a "cedimenti" ad un eccesso di evidenza, di spudoratezza figurale, che riconosco essere a volte il mio maggior "rischio compositivo". E perché la scelta di Giulia Lorusso come giovane compositrice mia allieva da affiancarmi in questa serata? Per stima profonda nella sua musica e nel suo percorso, ovviamente, e per affetto, ma anche per un altro motivo: Giulia ha lavorato con me per vari anni, nella mia classe al Conservatorio di Milano e nei corsi di Sermoneta, ma ha a poco a poco preso una "via sonora" totalmente diversa dalla mia, indagando le nuove potenzialità timbrico-articolative degli strumenti in modo a me totalmente sconosciuto (salvo che in questo senso sto molto imparando dai giovani come Giulia, in questi anni). Un'allieva, dunque, che ha saputo dimostrare una totale indipendenza creativa (anche attraverso vari litigi) e che molto stimo proprio per questo.
Per venire ai miei brani programmati questa sera, parto dal più "antico", i Dieci pezzi (1995) per fisarmonica e tre archi. Si tratta del mio primo incontro (cui ne sono seguiti vari, e con sempre maggior interesse) con uno strumento dalle straordinarie possibilità come la fisarmonica. Tra l'altro ho via via incontrato sulla mia strada magnifici strumentisti come, in ordine cronologico, Mirko Ferrarini, Corrado Rojac e Francesco Gesualdi. Lavorando in questo caso con il primo dei tre, venni a conoscere una tale ubriacante ricchezza di possibilità timbrico-articolative della fisarmonica, da decidere che non avevo altra via, per utilizzarne almeno una parte senza incorrere nel puro catalogo, se non quella di comporre una serie di brani brevi o brevissimi, ciascuno dei quali avesse al centro una figura, una sola situazione musicale molto evidente, costruita appunto attorno a un'immagine desunta da una potenzialità strumentale. E gli archi attorno a lei sono utilizzati in ciascun brano in tutte le sottoformazioni possibili, mettendone poi al centro uno per fisarmonica sola. Con Guernica e Novus siamo invece al tempo presente. Guernica è stato scritto nel 2015 su commissione dell'Hélios Ensemble di Parigi. Qualche mese dopo il contatto con l'Ensemble, la sua flautista e direttrice artistica, Christel Reyneau, mi prospettò come luogo della prima esecuzione il Musée Picasso di Parigi (ed invece tale esecuzione avverrà solo nel 2018, e non sarà più certo la prima) e mi chiese se me la sentivo di fare un riferimento al celebre quadro del pittore spagnolo. Studiando a fondo l'opera, mi accorsi che, a dispetto dell'apparente "disordine formale" specchio della sua estrema drammaticità, essa contiene delle simmetrie e delle relazioni che non possono certo essere casuali: vi sono tre coppie di personaggi, due donne, due uomini e due animali, ed in ogni coppia un elemento è "drammatico" e uno è "tragico". Ad esempio, tra gli animali, il toro è immobile e guarda dritto dinanzi a sé, mentre il cavallo è evidentemente ferito a morte. In un contesto che appare del tutto soffocante, guardando bene si colgono però due (guarda caso due) elementi "di luce", che volli prendere come elementi di speranza: una lampadina accesa ed una sorta di torcia tenuta da una mano "senza proprietario", anche qui una speranza oggettiva e statica ed una dinamica e "viva". Immaginai così una curva formale davvero costruita sul quadro, e che contenesse la "vicenda" percettiva di uno spettatore del quadro stesso: sei situazioni legate a due a due, di cui una più ed una meno tesa, si susseguono in modo sempre più veloce, come se il nostro occhio si vedesse roteare dinnanzi l'opera, travolto via via dalla sua impressionante e rude drammaticità. Ad un certo punto di tale spirale, un risonante colpo di dobaci suonato dal flautista, apre una prima finestra luminosa, breve ed incerta; ma la seconda e la terza volta, tale "finestra" prende spazio e stabilità entro la tragica, incalzante spirale delle sei situazioni, aprendo alla speranza di un finale che malgrado tutto anela alla serenità, la serenità di una pace sempre agognata, oggi più che mai. Il titolo Novus, attribuito al quintetto composto per l'occasione, vuole essere un omaggio all'Ensemble ed anche l'auspicio di trovare sempre nuove vie, allo scoccare dei miei sessant'anni. Il primo movimento è in realtà preesistente, e venne composto nel 2010 per il Festival Pontino, con il titolo di Per Aldo, in quanto si trattava (e si tratta) di un omaggio all'appena scomparso caro amico Aldo Clementi. Il brano, una sorta di Adagio, immerge in una sorta di bambagia sonora di soffi e note soffiate, alcuni elementi tipici del mondo di Clementi: il pianoforte carilloneggia, il violoncello inizia un oscuro canone a due voci che via via sale di registro, divenendo a quattro voci con il violino e sfociando in una danza finalmente leggera. Tutto finisce, sorprendentemente, in due brevissime citazioni dei Moments musicaux schubertiani, che suggellano non solo il comune amore per il Viennese, ma anche un episodio molto affettuoso che mi lega ad Aldo. Del secondo movimento, quello davvero nuovo...nulla dirò, perché è così nuovo che al momento di scrivere queste note esso non esiste ancora. Sarà la mia sorpresa per l'Ensemble e per il pubblico che vorrà gentilmente ascoltare questa serata di cui davvero ancora ringrazio. (Alessandro Solbiati )
 

Informazioni

Email: info@exnovoensemble.it

http://www.exnovoensemble.it/files/exnovomusica2016.shtml

 

 

Comune: 
Venezia
Località: 
Gran Teatro La Fenice, Sale Apollinee
Organizzatori: 
Ex Novo Ensemble