CHI HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF?

Teatro
Data: 
da 09/03/2016 - 20:30 a 13/03/2016 - 16:00
Luogo dell'evento: 
Teatro Goldoni, Venezia

 

Tieffe Teatro Milano

     

    Di: Edward Albee

     

    Traduzione: Ettore Capriolo

    Scene: Dario Gessati

    Costumi: Gianluca Falaschi

    Luci: Mario Loprevite

    Regia: Arturo Cirillo

    con:
    Milvia Marigliano, Arturo Cirillo, Valentina Picello, Edoardo Ribatto

    Durata: 1 ora e 40 minuti senza intervallo

     

    Date degli spettacoli

    • 9 marzo 2016 20:30
    • 10 marzo 2016 16:00
    • 11 marzo 2016 20:30
    • 12 marzo 2016 19:00
    • 13 marzo 2016 16:00

     

    Martha e George sono una coppia di mezza età che ha invitato a casa Honey e Nick, due giovani sposi che hanno appena conosciuto. In un vorticoso crescendo di dialoghi serrati, con la complicità della notte e dell’alcool, il quartetto si addentra in una sorta di “gioco della verità†che svela le reciproche fragilità individuali e di coppia. Il risultato della serata è un gioco al massacro, una sfida collettiva alla distruzione di sè e degli altri, che rende ogni personaggio, allo stesso tempo, vittima e carnefice.

    “Chi ha paura di Virginia Woolf?†di Edward Albee ha debuttato a Broadway nel 1962. Dello stesso autore sono degne di nota: “A Delicate Balance†(1966), “Seascape†(1975) e “Three Tall Women†(1991), che gli valsero tre premi Pulitzer. Del 1966 è la versione cinematografica di “Chi ha paura di Virginia Woolf?†che rese celebre E.Albee in tutto il mondo: il film, diretto da Mike Nichols, ha come interpreti Elizabeth Taylor e Richard Burton nei ruoli di Martha e George, George Segal e Sandy Dennis nelle parti di Nick e Honey. Il titolo della pièce “Chi ha paura di Virginia Woolf?†gioca con le parole della canzoncina Chi ha paura del lupo cattivo? (Who’s Afraid of the Big Bad Wolf?) ed è il motivetto che Martha e George canticchiano ogni tanto, dall’inizio alla fine dello spettacolo.

     

    NOTE DI REGIA
    Il testo “Chi ha paura di Virginia Woolf?†credo sia una potente macchina attoriale, cioè penso che esista fortemente in funzione del teatro. Come certa drammaturgia contemporanea, penso a Spregelburd per esempio, non è tanto nella sua lettura che si coglie la vera qualità della scrittura ma nella incarnazione umorale e psicologica che avviene quando si incomincia a lavorare con gli attori. Un teatro che usa un linguaggio naturalistico ma che non si preclude una possibilità più astratta, anzi direi che la sottende. Già il “basso continuo†dato dallo stato di alterazione alcolica presuppone una forma di recitazione “sporcaâ€. Come anche invita verso una estremizzazione la valenza fortemente simbolica dei quattro personaggi, con la coppia più giovane specchio e parodia di quella più anziana, accomunate da un problema di genitorialità. Un testo bulimico ed estremo, sismico, che mi ha fatto pensare ad una scena smossa essa stessa, sconnessa, che ti scivola sotto i piedi. Una scena che va in pezzi, si spezza, crolla, come il nostro Occidente incapace di uscire da se stesso e vedere il mondo. Il tutto a ritmo di batteria, colpi su colpi.
    Il testo di Albee è una spietata riflessione sulla nostra cultura, sul nostro egocentrismo, sul nostro cinismo, e sull’amore. Come in un gioco al massacro, come in un interrogatorio o in una tortura, siamo in un stanza, un salotto, in una notte di sabato, dove pian piano si dà inizio ad un sacrificio, un esorcismo. Giocando e recitando ci si trova davanti alla propria distruzione, allo stato di noia che nasce dopo la perversione, a quel non sapere più cosa fare dopo aver fatto fuori tutto. Nel distruggere l’altro si distrugge se stessi, e poi ci si trova soli con l’altro, due solitudini a confronto, senza più difese, senza più riti che ci proteggono, senza più teorie analitiche che ci consolano; soli e spaventati da tutto quello che la nostra mente non ci voleva far vedere. Soli davanti alle proprie paure, come un bambino nel bosco, o di notte con i propri incubi. E poi, forse, quando sta per nascere l’alba immaginare di potersi prendere cura di sè, e dell’altro, con dolcezza e morbidezza. (ARTURO CIRILLO)

     

     

    Giovedì 10 marzo dopo lo spettacolo si svolgerà l’incontro con il pubblico.

     

    Ingresso libero

     

    Informazioni:

    TEATRO GOLDONI

    S. Marco 4650/B, 30124 Venezia

    Centralino Tel. 041-2402014

    Fax. 041-5205241

    Email: info.teatrogoldoni@teatrostabileveneto.it

     

    Biglietteria 041-2402014, dal lunedì al venerdì, 10.00 - 18.30, sabato 10.00 - 18.30 solo nei giorni di spettacolo
    La biglietteria apre un’ora prima dell’inizio dello spettacolo

     

     

    Comune: 
    Venezia
    Località: 
    S. Marco 4650/B, 30124 Venezia