MACBETH

Teatro
Data: 
30/11/2016 - 21:00
Luogo dell'evento: 
Teatro Dario Fo, Camponogara

 

STAGIONE TEATRALE 2016/17
Teatro Dario Fo
di Camponogara 
 

Mercoledì 30 Novembre 2016 ore 21:00

 
Giacomo Rossetto | Anna Tringali 
MACBETH

 

con Giacomo Rossetto, Anna Tringali, Massimiliano Mastroeni, Renzo Pagliaroto, Andrea Tonin

traduzione Silvia Mazzini
musiche originali Mimosa
movimenti Marco Angelilli
regia Fausto Cabra
una produzione Teatro Bresci

“Non c’è nulla di più ammaliante per gli uomini che la libertà del proprio giudizio, ma non c’è nulla di più tormentoso. Onde verrà presto il momento in cui, tutti insieme, deporranno la loro libertà ai piedi di qualcuno o qualcosa.†Il Grande Inquisitore, da «I Fratelli Karamazov», Dostoevskij

La massa è fatta da schiavi con l’aspirazione del ribelle: in quanto ribelli, tutti vogliono la libertà che per loro coincide con la felicità, in quanto schiavi non ne sono capaci e hanno quindi bisogno di una guida (o, detto altrimenti, di un padrone).

In questa crepa sottile e profonda, che accompagna fedelmente la storia dell’uomo sin dai suoi primi passi, affonda le sue salde radici la tragedia del Macbeth – la tragedia per eccellenza della violenza sfranata, della sete sconsiderata e sanguinaria di potere. Una tragedia di scottante attualità anche oggi – sebbene il tipo di potere (politico e non) sia (o sembri) molto diverso da quello dei tempi di Shakespeare.

Infatti, una “manipolazione†quasi genetica sta avvenendo (è avvenuta) sull’uomo contemporaneo, al punto che esso stesso, si assoggetta ormai autonomamente alla “macchina socialeâ€, annullando se stesso, e cedendo al sistema la propria Libertà. Ma a quale libertà ci riferiamo? Non certo alla libertà “economica†o “commerciale†di scegliere tra “prodotti†diversi, bensì alla Libertà di realizzare se stessi, alla possibilità di scegliere davvero ciò che si vuole dalla propria esistenza. Questa è la libertà che, già nella tragedia shakespeariana (anche se con connotazioni diverse), le streghe sfilano lentamente dalle mani di Macbeth – a cui viene suggerito un desiderio non suo, a cui si assoggetta lentamente e ciecamente, divenendone presto schiavo e perdendo cosi se stesso.

Macbeth ha un equilibrio interiore delicato, in bilico tra la voglia di affermazione del sé e la coscienza del “brancoâ€, del “Noiâ€, delle regole sociali. Questo equilibrio viene messo in crisi da un “incantamentoâ€. Così scriveva Shakespeare 400 anni fa, così è drammaticamente, iper-realisticamente, anche oggi, attraverso quello che possiamo chiamare “il governo dei desideriâ€.

Questa è una forma di potere che sembra aver sostituito, con effetti anche più radicali, il controllo oppressivo e violento dei corpi (seguiamo qui le suggestioni di Foucault e di Agamben). Si induce l’uomo a scegliere, con apparente libertà, di fare di sé un mero ingranaggio della macchina sociale. Nell’illusione di potersi comprare una vita speciale, unica, nell’illusione di poter acquistare il proprio personale “be differentâ€, “be specialâ€, “be the one†(senza la fatica e la dose di rischio che questo comporta), si consuma la tragedia dell’annullamento della cosa più intima che c’è, i desideri personali. I quali sono sì molto diversi fra loro, ma oggi sono come appannati da imperativi sociali omologanti, di successo e realizzazione economica, uguali in tutto il mondo globalizzato.

L’identità si costruisce in gran parte intorno a ciò verso il quale ciascuno tende, de-sideris, i desideri danno la rotta, come le stelle ai marinai. Nel momento in cui tutti tendiamo verso gli stessi “sogniâ€, verso lo stesso progetto di “realizzazione personale†e nel momento in cui questi “desideri†sono tendenzialmente vissuti individualmente, si compie la doppia tragedia di parcellizzare gli uomini in individui sempre più ego-riferiti (non più organizzati intorno a degli ideali collettivi), e di omologarli ad uno stesso modello identitario.

Queste riflessioni ci hanno mosso alla scelta del Macbeth, affrontando la storia di due anti-eroi non come la vicenda di due efferati carnefici, ma come il misero racconto di due fragilità, vittime di un sistema che li sovrasta, che li contiene, fino a giungere ad annullarli, a sacrificarli alla Macchina economico-sociale.

Come per i due Macbeth, l’uomo contemporaneo della società della stanchezza (Han) è condannato a fare quotidianamente i conti con la perdita del sonno, le ossessioni, le depressioni, l’insoddisfazione patologica (nevrosi tipiche del ‘900). Questo avviene perché qualcosa in lui si oppone a questa violenza perpetrata sull’io, sull’identità, perpetrata a nostra insaputa (anzi, da noi stessi liberamente scelta e perseguita). Il nostro inquieto ansioso star male è il personale campanello d’allarme, nonché atto inconscio di resistenza, a questa violenza subdola e assoluta.

In tal senso non possiamo non vedere nei due Macbeth anche il dramma dell’individuo contemporaneo, schiacciato in questo squilibrio tra una sproporzione individualista e un retaggio di coscienza collettiva.

Queste sono le ragioni che ci hanno spinto ad affrontare questo capolavoro Shakespeariano, e a rileggerlo come fosse un Requiem, “Requiem for an infected mindâ€.

Nel finale auto-annullamento della Lady, suicidio di una forma di femminilità schiacciata dalla marchiatura maschile del potere e delle strutture socio-culturali, e nel delirio d’onnipotenza di Macbeth, squartato e decapitato in una esaltata parodia del cosiddetto principio maschile, tutto azione, iper-attivismo, istinto di sopravvivenza, aggressività, leggiamo gli eventi con le lenti di una apocalisse dell’individuo contemporaneo, stritolato tra gli ingranaggi di una macchina che non gli appartiene, ma a cui appartiene.

Nel nostro allestimento, che pone al centro l’omologazione dei desideri e quindi l’appiattimento di ogni differenza (per citare Shakespeare “il bello e’ il brutto e il brutto e’ il bello†– sono la stessa cosa) Lady Macbeth e Macbeth sono gli unici davvero esistenti, oltre alle streghe. Le streghe sono una grande Matrix che costruisce la realtà intorno ai due protagonisti, designandoli come vittime sacrificali della violenza di oggi, l’asservimento (volontario! e quindi iper-tragico) dell’IO al sistema. Le streghe sono il potere, di ieri, di oggi, di domani, potere che si auto-replica attraverso gli individui che hanno deposto la loro unicità sull’altare dell’appartenenza al main stream.

Il rischio di questo tipo di operazioni è di sacrificare il testo del grande Bardo ad una lettura ovviamente contingente e parziale. E’ per questo motivo che non ci siamo permessi di snaturare Shakespeare, ma ci siamo proposti di dialogare con lui. Quindi i testi di Silvia Mazzini (che cura anche la traduzione) e Fausto Cabra (che cura anche la regia), i pezzi musicali di Mimosa, e i movimenti scenici iper-contemporanei di Marco Angelilli, si accosteranno ad una messa in scena rispettosa del dramma Shakespeariano. La vera sfida sarà dunque far coesistere un allestimento moderno, testi contemporanei, con la voce del Macbeth originario, avendone il massimo rispetto, ma assumendoci anche i rischi e la responsabilità di questo dialogo, che resta impari.

Il lavoro musicale di Mimosa si ispira al contrappunto straniante delle canzoni tipiche di Brecht/Kurt Weil, però con un taglio elettronico.

Come mantenere le differenze tra i vari linguaggi, rispettando e non snaturando, ma dando comunque unità all’allestimento?

Questo lo capirete solo assistendo al nostro lavoro.

Sperando che il viaggio sia piacevole e scomodo quanto basta, nella giusta misura leggero e tetro, disperante e fiducioso, vi auguriamo una buona visione.

Fausto Cabra 

 

ABBONAMENTI

Abbonamento spettacoli
di prosa e danza € 100 Riduzione giovani fino
ai 30 anni € 70 L’abbonamento non include i concerti del 17/12 e 25/3.

 

BIGLIETTI

Per Concerti 17/12 e 25/3: intero € 12 - ridotto € 10 per under 30 e over 65.
Altri spettacoli: intero € 18 - ridotto € 16 per under 30 e over 65.

La Direzione potrà apportare variazioni al programma che risultassero necessarie per cause di forza maggiore.

 

VENDITA ABBONAMENTI

Rinnovi: dal 3 al 22 ottobre 2016
Nuovi: dal 24 ottobre all’8 novembre 2016 presso l’Ufficio Cultura del Comune di Camponogara in Piazza Mazzini 1, dalle ore 9.00 alle ore 13.00, tutti i giorni esclusi i festivi.

 

PREVENDITA E VENDITA BIGLIETTI
On line: dal 9 novembre su arteven.it e vivaticket.it by Best Union e relativi punti vendita

Prevendita: il giorno prima dello spettacolo presso l’Ufficio Cultura del Comune di Camponogara in Piazza Mazzini 1, dalle ore 9.00 alle ore 13.00 Vendita: il giorno stesso dello spettacolo presso il botteghino del Teatro Comunale Dario Fo dalle ore 20.00 

 

Informazioni
Ufficio Culturadel Comune di Camponogara
Piazza Mazzini 1, dalle ore 9.00 alle ore 13.00, tutti i giorni esclusi i festivi. T 041 5139923

Teatro Comunale Dario Fo Piazza Castellaro
T 041 5150631

comune.camponogara@provincia.venezia.it www.arteven.it www.cultura.cittametropolitana.ve.it 

 

Comune: 
Camponogara
Località: 
Teatro Dario Fo Camponogara, Piazza Castellaro 36 cap. 30010
Organizzatori: 
Associazione Culturale Arteven